Adrian Paci, Rudere, 2020, courtesy ArtLine Milano, foto Alberto Fanelli

Adrian Paci, Rudere, 2020, courtesy ArtLine Milano, foto Alberto Fanelli

 

Adrian Paci, Rudere

Rudere è una struttura architettonica a tre pareti aperta sul retro e senza tetto. Le mura in cemento costruiscono un recinto che circoscrive e innalza la vegetazione presente al suo interno in uno spazio quasi sacro che ricorda una cappella nella quale la natura viene celebrata. Le pareti sono composte da strati di cemento di varie tonalità di grigio chiaro che mettono in dialogo memorie antiche e materiali di costruzione moderni. Da un lato, infatti, il Rudere è una presenza che sembra appartenere al passato; dall’altro, l’uso del cemento gli conferisce una immediatezza quasi brutale che lo porta vicino ai nostri tempi. All’interno del contesto di CityLife con i suoi grattacieli, gli uffici e il centro commerciale, viene proposta una forma quasi archetipa di casa, nella sua veste di rudere, i cui abitanti non sono le persone ma gli alberi. Alberi da frutto legati a simbologie archetipe – come il cachi che simboleggia la virtù, il melograno l’amore misericordioso, il fico la fertilità – ma anche alberi legati alla dimensione dell’eterno, come il cipresso che con la sua verticalità rimanda ad una dimensione sacra. Il dualismo tra la l’elemento domestico e il valore sacrale è raggiunto nella facciata adornata da rosoni di mosaico in marmo che riprendono i motivi dei centrini realizzati a mano dalle nonne ma la cui forma ricorda, al tempo stesso, anche i rosoni che decorano le cappelle. L’opera si propone non soltanto come un oggetto da guardare, ma come uno spazio da vivere. Gli elementi viventi dell’opera, che sono gli alberi, invitano ad attivare una relazione tra l’uomo, la natura e l’artefatto.